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La fine dell’anno per Classe Quarta

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E’ arrivata la fine dell’anno per la Classe Quarta

 

E’ arrivata la fine dell’anno per i bambini di Quarta. Durante l’ultimo mese di scuola la classe ha affrontato un racconto senza tempo scritto da Michael End “Momo alla conquista del tempo”. Grazie a questa storia è stato possibile affrontare con i ragazzi, come facile intuire, un profondo discorso sul tempo, sull’attesa e, perché no, sulle relazioni.

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Tutta la storia ruota intorno a Momo, bambina speciale e orfana col potere di far emergere il lato sincero delle persone. Ecco quindi un primo tema: la sincerità, l’essere se stessi, apre tutte le porte dei cuori.

In tutto il libro è l’atteggiamento di Momo a essere premiato, non le azioni che compie. Veste con abiti rimediati, vive in una rovina… tutto sottolinea come il potere attrattivo di Momo passa per ciò che la bambina ha dentro e non per quello che sembra faccia da fuori.

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Ma andiamo avanti. Ecco gli uomini grigi: un cattivo fuori dal coro, un “imprenditore” che ti convince, con le buone, che il tempo non può essere sprecato. Il tempo è poco, certo, ma cosa significa sprecarlo? Dedicarlo agli altri, a se stessi o… a nessuno? Ecco il secondo tema: ogni tanto riflettere sull’importanza del mettersi in secondo piano rispetto agli altri fa bene.

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L’amicizia, come tutte le relazioni, va custodita e “ammaestrata”. E come si può custodire e crescere una relazione? Naturalmente con il tempo, con la pazienza, con la cura nelle piccole cose e, perché no, aspettando non poche volte che i tempi diventino maturi.

I bambini di oggi hanno fortemente bisogno proprio di questa dinamica: l’attesa. La società e i suoi strumenti ci stanno educando ad avere tutto e subito, senza la fatica o il gusto del traguardo. Internet, le tecnologie e una strana ansia da “fretta” ci stanno trasformando in macchine efficienti, con tanto cervello ma poco cuore.

Dobbiamo difendere il valore dell’attesa perché è lì che possiamo trovare nuovi spunti e riflessioni, non nella corsa frenetica verso qualcosa. Il dover attendere qualcosa ci educa alla cura, all’attenzione dei dettagli, all’assaporare più intensamente quanto fatto.

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